La Web tax, in arrivo con la Legge di Bilancio 2018, è la tassa che complisce i grandi colossi del web (dall’e-commerce alla pubblicità online) come Google o Facebook.
L’aliquota della web tax sarà del 3% (in precedenza si pensava fosse il 6%) e si applicherà completamente alle attività dematerializzare e, a partire dal 1° gennaio 2019, dovrà essere pagata sia dalle imprese residenti o con stabile organizzazione in Italia sia dalle imprese non residenti.
Vediamo quindi in dettaglio la Web tax cos’è e come funziona.
Web tax: cos’è?
Guida
Con il termine Web tax si definisce quell’insieme di leggi che vanno a regolare e tassare i ricavi delle grosse compagnie online che hanno sede all’estero, ma operano in Italia come Amazon, AirBnB, Booking e tanti altri.
Il nuovo prelievo sulle transazioni digitali si presenta come un’imposta indiretta ad valorem e speciale, basata su un corrispettivo/ricavo lordo della transazione e su un’unica categoria di servizi, a differenza dell’IVA che è un’imposta generica sul valore aggiunto.
Boccia rivisita la Web tax
Proposta dall’On. Mucchetti e successivamente rivista con l’emendamento Boccia, l’imposta entrerà a pieno regime dall’anno successivo e dovrà essere accompagnata dall’emanazione di tre diversi decreti attutativi da parte dell’Agenzia delle Entrate disciplinando l’ambito soggettivo ed oggettivo di applicazione e rispettando i parametri di riferimento: il numero di transazioni digitali effettuate (superiori a 1.500) e il valore economico (non inferiore a 1.500.00 euro ogni 6 mesi).
Da quest’anno potrebbe arrivare anche la Web tax Europea 2018 introdotta dall’EU.
Web tax 2018: significato e come funziona
Quali sono i punti caratterizzanti e come funziona questa nuova imposta?
A partire dal 1° gennaio 2019, le imprese italiane che risulteranno clienti delle multinazionali del web, dovranno trattenere sulle fatture l’imposta sulle transazioni digitali del 6% sul fatturato e riversarla a Fisco. Giocheranno così il ruolo di sostituti d’imposta le banche, poste o gli istituti di credito, e non più le imprese come precedentemente stabilito.
A tale scopo verrà emanato dal Mef, entro il 30 aprile 2018, un decreto che fissi i servizi assoggettati alla web tax e sarà compito degli istituti di credito a segnalare all’Agenzia delle Entrare tutte le transazioni effettuate dalle imprese con le big dot-com.
L’ambito oggettivo d’imposta comprende tutti quei servizi prestati tramite mezzi elettronici, automatizzati e corredati da un intervento umano minimo.
In base alle ultime novità proposte da Boccia ed approvate alla Camera, l’e-commerce è stato escludo dalla web tax, salve quindi le PMI ma anche il colosso Amazon, riducendo in tal modo la maggior parte delle transazioni online.
Web tax con imposta 3%: come funziona dal 2019
Cosa andrà a tassare la nuova web tax dal 2019?
L’imposta del 3% si andrà ad applicare sul fatturato di quelle imprese italiane che operano con giants come Google, Facebook, Booking, Apple, Expedia, Airbnb ed altri e che usufruiscono dei loro servizi online come le piattaforme e app digitali, magazzini virtuali, raccolta dati, ecc, e dovranno poi versare al Fisco obbligatoriamente l’importi dovuti e definiti o meglio sarà la stessa branca ad operare la trattenuta quale sostituto d’imposta.
Esclusioni web tax dal 2019
Come anticipato prima, l’imposta del 3% si applica a tutte le imprese che effettuano un servizio digitale (residenti e non), con la sola eccezione delle imprese soggette al regime forfettario (definito dalla Legge di Stabilità del 2015) e dei soggetti agevolati per imprenditoria giovanile e lavoratori in mobilità (Art. 27 del DL 98/2011).
Nello specifico, sono esclusi dal pagamento della web tax:
- Contribuenti nel regime forfettario
- Contribuenti nel regime dei minimi
- Imprese agricole
- E-commerce
- Transazioni con importi minori di 30 euro
- Transizioni con soggetti che hanno un’organizzazione stabile in Italia
- Se il debitore è una persona fisica che non esercita attività imprenditoriale.
Gli incentivi alle imprese italiane
Non ci sono però solo brutte notizie: con l’introduzione di questa imposta, lo Stato italiano ha messo in campo un incentivo per le imprese interessate alla creazione di un sito web, di uno store e-commerce o di altri contenuti online, tramite il rilascio di voucher fino a 10.000 euro per le PMI.