Telelavoro nel pubblico impiego 2017: la proposta della riforma Madia
Guida
La riforma Madia ha introdotto la concreta possibilità per i dipendenti pubblici e statali di svolgere l’attività lavorativa comodamente da casa. Approfittare del telelavoro dipendenti pubblici, sempre a condizione che i dipendenti siano in gradi di rispettare tutti gli oneri, rappresenta senza dubbio un bel vantaggio per i lavoratori.
Si tratta infatti di una soluzione che permetterebbe di risolvere diversi problemi legati agli spostamenti e al traffico, consentendo al lavoratore di stare a casa, vicino alla famiglia. È necessario precisare però che il telelavoro dipendenti pubblici proposto dal ministro Madia ha una marcia in più rispetto al classico telelavoro, ossia lo smart working.
Si tratta di un’evoluzione del telelavoro, che garantisce maggiore cooperazione tra il soggetto che opera da casa e l’uffici. L’obiettivo è quello di rispondere ai bisogni dell’amministrazione e del lavoratore attraverso la flessibilità. Ma vediamo nel dettaglio come funziona il telelavoro dipendenti pubblici 2017.
Va precisato che l’introduzione risale al d.lgs. 150/2009 come forma flessibile di lavoro per i dipendenti pubblici e che diversi enti locali la stanno già utilizzando. La regolamentazione della gestione e fruizione è demandata al singolo ente, ma in generale si può affermare che il dipendente stipula un contratto di telelavoro a tempo determinato in cui sono stabilite le modalità di erogazione della prestazione ( progetto di telelavoro).
Telelavoro dipendenti pubblici 2017: ecco come funziona
Sul sito ufficiale del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, si legge che gli obiettivi dello smart working sono tre: conciliare, competere e innovare. Il telelavoro, sempre secondo il portale del Ministero del Lavoro, rappresenta un nuovo approccio all’organizzazione aziendale nel quale le esigenze del lavoratore e quelle dell’impresa si contemperano, in modo complementare.
In altre parole, lo smart working è un nuovo approccio per quanto riguarda l’organizzazione aziendale che interessa diversi aspetti, a partire dalla flessibilità (sia dal punto di vista degli orari che dei luoghi di lavoro) fino al cosiddetto welfare aziendale. Quest’ultimo è inteso come il complesso di prestazioni e agevolazioni messe a disposizione dei lavoratori che hanno figli o che assistono un familiare affetto da patologie gravi.
In sintesi, potremmo dire che lo smart working rappresenta l’evoluzione del classico telelavoro attualmente impiegato nel nostro Paese da diverse aziende al solo fine di sostenere il dipendente che richiede di poter utilizzare questa forma alternativa di lavoro.
Tuttavia è necessario precisare che al momento il telelavoro dipendenti pubblici 2017 è solo una bozza nella riforma Madia. Attualmente infatti non ci sono lavoratori dipendenti della PA che svolgono qualche forma di telelavoro.
Questo nonostante l’INPS, dopo la sottoscrizione dell’Accordo Nazionale di telelavoro domiciliare, abbia già provveduto a pubblicare una circolare in cui sono indicate le specifiche tecniche e dispositive necessarie per applicare questa nuova forma di lavoro.
Telelavoro per dipendenti pubblici e accordi asili nido: le novità della riforma PA
È necessario inoltre precisare che la riforma Madia, mira a uno smart working dipendenti pubblici 2017 come forma di flessibilità occasione finalizzata all’aumento della produttività. Inoltre prima di poter avviare il telelavoro, la richiesta dovrà essere valutata da un team di esperti che esprimeranno il proprio parere in merito alla fattibilità dello smart working per quel determinato ufficio.
Oltre al telelavoro dipendenti pubblici, la riforma Madia mira alla risoluzione anche di altri problemi, tra cui rendere più facile il passaggio da full time a part-time, nonché trovare degli accordi con gli asili nido.
In riferimento a quest’ultima questione, nella direttiva presentata dal Ministro Madia in tema di conciliazione scuola-lavoro si prevede la possibilità per le PA di stingere degli accordi sia con gli asili nido che con le scuole dell’infanzia.