Cos’è l’assegno di maternità?
Guida
A carico dello Stato e del Comune sono previste prestazioni assistenziali a madri, padri o persone che hanno adottato o preadottato un bimbo. Parliamo dell’assegno di maternità erogato previa apposita richiesta, in presenza di precisi requisiti, con il modulo domanda INPS da fare pervenire secondo le modalità stabilite.
Questa prestazione, chiamata anche bonus maternità, non va confusa con il bonus bebè, sebbene sia un’agevolazione simile, con un procedimento anche questo analogo.
Gli assegni di maternità dei comuni 2017: Come funzionano
Questo sussidio è a carico delle amministrazioni comunali di residenza e viene pagato dall’INPS, previa apposita richiesta dell’interessato. Basta recarsi presso il Municipio, oppure altra struttura designata che svolge tale compiuto, entro 6 mesi dalla nascita del bambino o dal suo ingresso nella famiglia se parliamo di adozione o affidamento.
La richiesta dev’essere presentata dalle mamme disoccupate e casalinghe che non lavorano e non hanno adempiuto negli ultimo 18 mesi al versamento di almeno 3 mensilità di contributi. Possono presentare domanda le mamme italiane, cittadine comunitarie o extracomunitarie in possesso di regolare permesso di soggiorno al momento della presentazione della domanda, oppure entro 6 mesi dalla data del parto o dello status di rifugiato politico.
L’importo erogato viene rivalutato ogni anno tenendo conto dell’adeguamento dell’ISTAT; attualmente è calcolato in 339,69 euro per 5 mensilità, dimostrando un reddito ISEE pari a 16.955,95. Questo è uno dei requisiti fondamentali per la richiesta del sussidio, tuttavia il limite, come già accennato, varia annualmente. Inoltre il beneficiario non deve avere altre prestazioni e assegni di maternità INPS ai sensi della Legge 488 del 1999.
La prestazione a carico del Comune non supera i cinque mesi. La domanda viene presentata con apposito modello reperibile sul sito istituzionale dell’INPS oppure altre modalità indicante dal Comune di residenza.
Assegno di maternità dello Stato 2017: Info utili
Questo assegno assistenziale spetta a madri e padri lavoratori, anche precari, la cui richiesta dev’essere presentata attraverso apposita domanda compilando il relativo modulo.
I requisiti per beneficare dell’assegno sono:
- Residenti in Italia, concesso a cittadini italiani, comunitari ed extracomunitari
- Di avere versato almeno 3 mesi di contributi tra gli ultimi 18 e 9 mesi prima del nascita o dell’ingresso nella famiglia del bimbo.
- Essere in disoccupazione NASPI, mobilità o cassa integrazione. In questo tra l’ultima indennità pagata e la data di nascita o ingresso del bimbo nella famiglia non possono trascorrere più di 9 mesi.
- Genitori licenziati o si sono licenziati.
- Mamme in gestazione separata, in questo caso servono tre mesi di contributi versati nei 12 mesi precedenti l’inizio del congedo obbligatorio ordinario o dall’ottavo mese di gravidanza o anticipato nel caso di gravidanza a rischio.
Il padre che lavora, nel caso di sostituzione della mamma o per abbandono oppure affidamento esclusivo, deve rispettare i requisiti contributivi della magre lavoratrice o precaria. Se il padre ha adempiuto al riconoscimento del nascituro appena nato o è marito della donna che ha adotta o preadottato, nel caso di decesso della madre può presentare la domanda all’INPS se: è residente in Italia, presenza del figlio nello stato di famiglia, patria potestà e non caso di affido, se la defunta non ha già usufruito dell’assegno.
Stabilito annualmente, attualmente l’importo dell’assegno è nella misura intera circa 2000 euro con ISSE pari o inferiore a 16.954,95. La domanda dev’essere presentata entro 6 mesi dalla nascita o dall’ingresso nella famiglia del bimbo ed inoltrandola attraverso l’apposito modulo all’INPS telematicamente, con PIN dispositivo oppure avvalendosi di un CAF o patronato abilitato.
Le differenze tra le agevolazioni di Stato e comune
Gli assegni non sono cumulativi, per cui non si può beneficiare di entrambi; può venire chiesta l’erogazione dell’assegno per ogni figlio nato o adottato se sono presenti i requisiti richiesti, tranne nel caso in cui si ha usufruito del congedo parentale. L’assegno dello Stato viene erogato a madri e padri che si trovano in uno stato indigenza e di precariato, quello del Comune attraverso l’INPS, ma è a carico dell’amministrazione comunale, a madri disoccupate. La differenza fondamentale tra i due sussidi risiede nei soggetti che possono presentare la relativa domanda.